Trattativa stato-mafia: assolti in appello Dell'Utri e i carabinieri del Ros

Ribaltata la sentenza di primo grado: la corte d'assise d'appello di Palermo ha assolto al processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia il senatore Marcello Dell'Utri e gli ex ufficiali del Ros Mario Mori, Antonio Subranni e Giuseppe De Donno. Erano accusati di minaccia a Corpo politico dello Stato. Nel primo processo erano stati tutti condannati a pene severe. Gli ex ufficiali del Ros sono stati assolti con la formula perché il "fatto non costituisce reato", mentre Dell'Utri "per non aver commesso il fatto".

Dichiarate prescritte le accuse al pentito Giovanni Brusca. Pena ridotta al boss Leoluca Bagarella. Confermata la condanna del capomafia Nino Cinà. Al termine del primo dibattimento, la Corte d'Assise aveva inflitto 28 anni a Bagarella, 12 a Dell'Utri, Mori, Subranni e Cinà e 8 a De Donno e Ciancimino. Nel corso del processo era già uscito di scena, per la prescrizione dei reati, un altro imputato, Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo Vito, che rispondeva di calunnia aggravata all'ex capo della polizia Gianni De Gennaro e concorso in associazione mafiosa.

Secondo l'accusa, gli ufficiali del Ros, tramite i Ciancimino e godendo di coperture istituzionali, avviarono trattative con Cosa nostra durante gli anni delle stragi per interrompere la stagione degli attentati. Sempre secondo i Pm, il ruolo di Mori e dei suoi, dopo il '93,  sarebbe stato assunto da Dell'Utri che nella sentenza di primo grado venne definito "cinghia di trasmissione" tra i clan e gli interlocutori istituzionali. I giudicio dell'appello hanno invece accolto la tesi degli ex ufficiali dell'Arma che avevano ammesso di aver intrattenuto un dialogo segreto con Ciancimino, ma solo per arrivare alla cattura di Totò Riina.