Letta completa il puzzle: dopo l'accordo con Calenda, siglate intese elettorali anche con le liste di Fratoianni-Bonelli e Di Maio

La maratona diplomatica di Enrico Letta è finalmente giunta al traguardo. Al termine di una giornata di incontri e successivi punti stampa, il segretario Dem è riuscito a completare il difficile puzzle delle alleanze chiudendo accordi elettorali con Sinistra Italiana e Verdi, e immediatamente dopo con Impegno Civico di Tabacci e Di Maio. Letta ha ringraziato tutti, non nascondendosi e non nascondendo che si tratta di accordi elettorali obbligati d una legge elettorale che "penalizza la solitutdine" e soprattutto dalla necessità di creare un blocco di forze a difesa della Costituzione capace di contrastare le destre che a dire di Letta e dei suoi alleati, qualora vincessero allontanerebbero l'Italia dall'Europa. L'ultimo atto della giornata è stata la conferenza stampa con Di Maio e Tabacci, della lista Impegno civico che, nelle intenzioni dei promotori, vuole essere un punto di riferimento importante per il mondo civico e i territori, e intorno alla quale , hanno detto i due leader sta crescendo l'interesse di molti sindaci e liste civiche. In precedenza con Fratoianni (SI) e Bonelli (Verdi), Letta aveva sottolineato come pur nelle differenze, sia prevalso il senso di responsabilità. Dopo quello con Calenda, Letta ha parlato di "accordi separati ma compatibili". Un accordo che si muove su un piano differente rispetto a quello con Azione, che prendeva spunto dal sostegno al governo Draghi, che vedrà comunque tutti impegnati, questo l'auspicio di Fratoianni, "ognuno con le proprie forze, per evitare che la destra governi il Paese". Letta, seppur non direttamente, ha avuto modo tra un incontro e l'altro di polemizzare a distanza anche con Renzi, che di prima mattina, attraverso un'intervista aveva iniziato ad attaccare il suo ex partito. Parlando al Corriere della Sera, Renzi ha attribuito a Enrico Letta e a "piccole vendette personali" il veto a suo dire posto a Italia Viva, affermando che così il segretario del Pd "sta regalando Palazzo Chigi alla Meloni". La replica del Pd non si è fatta attendere: "Oggi, forse per rosicchiare qualche margine di visibilità in più, Matteo Renzi trova il tempo e l'audacia di dare lezioni al Partito democratico. Quello stesso partito che, prima di scappare sulla sua personale scialuppa, da segretario ha tentato di affondare lasciando macerie, lacerazioni e un 18% da guinness dei primati negativi. Non stupisce che praticamente la totalità degli elettori e dei militanti del Pd abbia maturato un giudizio durissimo, senz'appello, su di lui e sulla sua parabola politica".