Crisi di governo: il giorno più lungo. In Senato si decidono i tempi

Il momento clou di questa intensa giornata politica è fissato per le ore 16. A quell’ora a Palazzo Madama è convocata la conferenza dei capigruppo che dovrà fissare la data del dibattito e del voto parlamentare sulla mozione di sfiducia presentata dalla Lega di Salvini nei confronti del premier Giuseppe Conte. Incerto l’esito, viste le diverse posizioni in campo anche sulla scelta della data, fatto tutt’altro che tecnico. Talmente incerto che la presidente del Senato Elisabetta Casellati si è sentita in dovere di avvertire: "La convocazione dell'Assemblea, nell'ipotesi in cui il calendario dei lavori non venga approvato in capigruppo all'unanimità, non costituisce forzatura alcuna, ma esclusivamente l'applicazione del regolamento. L'art. 55, comma 3, prevede infatti che sulle proposte di modifica del calendario decida esclusivamente l'Assemblea, che è sovrana. Non il presidente, dunque". Fuori dalle aule parlamentari è un susseguirsi di riunioni, contatti, dichiarazioni. Riuniti in mattinata i gruppi parlamentari Cinque Stelle, mentre nel pomeriggio toccherà a quelli della Lega, mentre Salvini annuncia un imminete vertice del centrodestra, anche con Forza Italia, dunque, per scongiurare sorprese e gettare, forse i semi di una nuova alleanza. Ma prima bisogna essere certi che si vada al voto, perché tra ipotesi di governi istituzionali, di scopo o chissà cos’altro, la possibilità che si arrivi a qualcosa di diverso dallo scioglimento delle camere con il passare delle ore assume sempre maggiore consistenza. Le diverse ipotesi in campo lacerano soprattutto il Pd, dove si vocifera, con sempre maggiore insistenza di una possibile scissione. A compierla sarebbe Matteo Renzi, per nulla intenzionato ad andare subito alle urne e per questo protagonista di una proposta di governo istituzionale o per dirla con parole sue, di un “governo no tax”, capace ciò di realizzare misure capaci di impedire il declino economico ed in particolare l’aumento dell’Iva. Nel Cinque Stelle sono in tanti, seppur da posizioni diverse, a pensarla più o meno nello stesso modo. Non così nel Pd stesso, dove la maggioranza interna (del partito, ma non dei gruppi parlamentari), preferirebbe andare al voto o in alternativa esplorare ipotesi di più largo respiro, di legislatura, su un programma certo, in alleanza con un M5S che rivedesse la sua leadership e le sue posizioni. Insomma una situazione complessa, di difficile lettura, intorno alla quale si attendono nella giornata di oggi elementi di schiarita, capaci di orientare le scelte anche del Capo dello Stato che in attesa che maturino orientamenti più definiti tra le forze parlamentari, studia i diversi scenari, consapevole che a breve la palla potrebbe passare direttamente nelle sue mani.