La riforma costituzionale che ha ridotto il numero dei parlamentari, dopo le elezioni del 25 settembre, proporrà un quadro parlamentare del tutto nuovo rispetto a quanto conosciuto sino ad oggi. I parlamentari eletti saranno in tutto 600 ( 400 alla Camera dei deputati, 200 al Senato) a fronte dei 645 precedentemente previsti. Verranno eletti con una legge elettorale, da tutti definita inadeguata, il cosiddetto Rosatellum, che invano alcune forze parlamentari hanno tentato di cambiare prima della crisi politica che ha portato alla fine del governo Draghi e successivamente allo scioglimento dele camere.
Il Rosatellum prevede un sistema elettorale misto, in parte maggioritario e in parte proporzionale. Il 37% dei seggi delle due Camere del Parlamento – dunque 147 alla Camera e 74 al Senato – viene attribuito in base al sistema maggioritario a turno unico, in altrettanti collegi uninominali. In pratica, in ogni collegio è eletto il candidato più votato, indipendentemente dalla percentuale di voti ottenuta.
Gli altri due terzi – 245 seggi alla Camera e 122 al Senato – vengono invece ripartiti secondo un sistema proporzionale, ossia divisi tra le liste a seconda dei risultati percentuali ottenuti alle urne.I seggi vengono ripartiti proporzionalmente tra le coalizioni e le singole liste che hanno superato le soglie di sbarramento nazionali: il 3% per le liste singole, il 10% per le coalizioni. A queste ultime vengono attribuiti i voti delle liste presenti in coalizione che ottengono percentuali comprese tra l’1% ed il 3%; vanno perduti i voti delle liste che non raggiungono l’1%. Otto deputati e quattro senatori sono riservati al voto degli italiani residenti. A maggior ragione in un parlamento ridotto nei numeri, il peso politico del voto è spostato soprattutto sulla parte maggioritaria, dove determinante è il peso delle coalizioni.
Come si vota
L’elettore al seggio si vedrà consegnare due schede, una per la Camera e un’altra per il Senato, dopo la riforma costituzionale potranno votare per il senato anche i 18enni (fino ad oggi in occorreva avere 25 anni). Gli elettori non potranno esprimere preferenze, potendo mettere solo un segno su un simbolo, associato al nome del candidato al collegio uninominale e ad una breve lista bloccata di candidati per la parte proporzionale. Se si traccia un segno sulla lista, il suffragio è automaticamente esteso al candidato collegato nel maggioritario.
Un meccanismo che limita l’elettore, ma che al contrario lascia grandi margini alle forze politiche, che attraverso le scelte per i collegi e per i listini possono distribuire seggi più o meno sicuri. Per questo i critici parlano spesso di “Parlamento di nominati”. Alla Camera il calcolo per l’attribuzione dei seggi viene fatto su base nazionale. Il Senato, invece, secondo la Costituzione è eletto su base regionale.