Si comincia alle 16. A quell'ora al Quirinale davanti al Presidente Mattarella inizierà la sfilata dei partiti e dei gruppi parlamentari chiamati ad indicare al Capo dello Stato le loro soluzioni per rispondere alla crisi di governo ufficialmente aperta da ieri sera dalle dimissioni del Presidente del Consiglio, Giusepe Conte. Si comincerà con i presidenti delle Camere e le forze minori, mentre domani sarà la volta dei partiti maggiori.
Nelle ultime ore il passaggio più importante di questa crisi agostana dagli esitri incerti, è stata la riunione della Direzione del Partito Democratico, che convocata in maniera permanente, ha all'unanimità dato mandato al segretario Zingaretti di trattare con il M5S per verificare le condizioni per dare vita ad un nuovo esecutivo. Zingaretti ha da parte sua fissato i cinque punti che dovranno costituire la base della trattativa: "Appartenenza leale all'Unione europea; pieno riconoscimento della democrazia rappresentativa, a partire dalla centralità del parlamento; sviluppo basato sulla sostenibilità ambientale; cambio nella gestione di flussi migratori,con pieno protagonismo dell'Europa; svolta delle ricette economiche e sociali, in chiave redistributiva, che apra una stagione di investimenti". Il leader Dem ha ricordato di non aver mai demonizzato il M5S, "ma - ha sottolineato - non posso ignorare differenze enormi, che riguardano principi, un'idea di Europa di democrazia. Non facciamo finta che questa differenza siano scomparse. Dobbiamo lavorare sui contenuti e sul merito. Non accetterò accordicchi". Salendo domani al Quirinale Zingaretti ribadirà a Mattarella che un eventuale nuovo governo potrà raccogliere il voto favorevole del Pd solo se sarà "di svolta e di legislatura in discontinuità con il precedente,con una forte condivisione di obiettivi. Altrimenti meglio andare alle urne". Paletti che significano, duqnque nuovi programmi rispetto al governo appena caduto, ed anche nuovi interpreti, a cominciare dal premier Conte, che invece i Cinque Stelle sembrerebbero intenzionati a rilanciare. Insomma, un percors difficile in salita, che le due forze, M5S e Pd sembrano comnunque intenzionate a percorrere per scongiurare un immediato ricorso alle urne visto come nefasto per il paese e pericoloso per il risultato che potrebbe consegnare un'ampia maggioranza a Salvini e al suo schieramento.