La Toscana resta progressista: Giani riconfermato presidente. Pd primo partito e Schlein dopo Marche e Calabria si prende la sua rivincita: i conti si fanno alle fine

La Toscana resta al centrosinistra e alla sua guida ci sarà per un secondo mandato il presidente Eugenio Giani. Lo scrutinio delle regionali, svoltesi ieri ed oggi sino alle 15 in regione, non è ancora stato completato, ma l'esito è apparso chiaro sin dal primo exit poll. La coalizione larga di centrosinistra + M5s  ha ottenuto il 54% dei consensi intorno al nome del suo candidato, lasciando molto indietro il principale avversario di Giani, il sindaco di Pistoia di Fratelli d'Italia e candidato del centrodestra, Alessandro Tomasi, che sfiora, ma non supera il 41%. La terza candidata in lizza, Antonella Bundu, per Toscana Rossa, supera, seppur di poco la soglia del 5% necessaria per entrare in Consiglio regionale. Tra i partiti, il Pd con oltre il 35% si afferma come primo partito, lasciando a 9 punti Fratelli d'Italia, protagonista di una buona performance, ma a scapito dei suoi alleati, la Lega soprattutto, che supera di poco la soglia del 4%, superata anche da Forza Italia. Nell'altro campo, modesto il risultato del M5s ai livelli della Lega, doppiato nel campo di Giani, dalla lista spinta da Matteo Renzi, Casa riformista. 

"E' una vittoria che ci dà gioia e speranza" il primo commento di Elly Schlein al fianco di Giani in conferenza stampa. "Chi si era affrettato a dichiarare la fine della coalizione progressista oggi è smentito nei fatti ha detto la leader Pd . Mi pare che abbiano cantato vittoria troppo presto dall'altra parte. I conti si fanno alla fine. Sommando i voti assoluti delle tre regioni che hanno appena votato la coalizione progressista ha già più voti rispetto al centrodestra che governa e il Pd si afferma come primo partito. A loro – ha continuato Schlein – dico che abbiamo solo cominciato, ci prepariamo a vincere anche le prossime regionali".

Un ultimo dato, che conferma la crescente disaffezione di molti italiani verso il voto, è costituito dal netto calo dell'affluenza: alle urne si è recato il 47.73% degli aventi diritto.