Quirinale, lunedì pomeriggio si comincia a votare: partiti alla ricerca di un'intesa

La prima seduta è convocata per le 15. A quell'ora, nell'aula di Montecitorio, inizierà la prima chiama dei grandi elettori chiamati ad eleggere il nuovo presidente della Repubblica. Sarà, è facile prevederlo, una prima votazione senza esito: manca ancora un'intesa tra i partiti capace di portare ad una fumata bianca nelle tre votazioni iniziali, quelle per le quali è necessaria una maggioranza "qualificata". Sono e saranno fino a prima della seduta inziale ed anche dopo, ore di incontri, contatti e trattative febbrili. I diversi schieramenti, centrodestra e centrosinistra, non dispongono di numeri sufficienti ad eleggere un Capo dello Stato anche a maggioranza semplice, ovvero 505 voti su 1009 grandi elettori (senatori, deputati e delegati regionali). Messa da parte la candidatura Berlusconi, l'ipotesi più gettonata è quella di Mario Draghi, ma con molti "nemici" anche all'interno dei partiti che lo sostengono come presidente del consiglio. A preoccupare la maggioranza dei parlamentari è il destino del governo nel caso Draghi venisse eletto al Quirinale e il rischio che possa concludersi in anticipo la legislatura. Ma non minori sono le preoccupazioni sulla continuazione della legislatura anche nell'ipotesi Draghi restasse a Palazzo Chigi in presenza di uno sfilacciamento della sua maggioranza nel voto per il Quirinale. Insomma una situazione quanto mai ingarbugliata, alla quale domani proveranno a dare una risposta condivisa i leader dei partiti con Salvini e Letta nelle vesti dei principali protagonisti.

Alla vigilia, il leader Pd è stato ospite in tv da Fabio Fazio, dove si è detto stupito nel vedere la dichiarazione di Berlusconi che nel gettare la spugna dopo la rinuncia alla candidatura ha detto no a Draghi al Colle. Stupito soprattutto nel sentire Salvini dire che anche per lui Draghi deve rimanere a Chigi. "Ne parleremo con gli alleati e con i rappresentanti di centrodestra, per capire quale sia la posizione vera, se quelle posizioni sono ultimative", ha detto il segretario del Pd. Letta che ha indicato in Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant'Egidio, il suo candoidato ideale per il Quirinale, "per quello che rappresenta, per ciò che fa, per esperienza istituzionale", ha aggiunto che per lasciare spazio alle trattative, lunedì pomeriggio il suo gruppo voterà scheda bianca.

Parlando fuori dalla Camera, Salvini da parte sua ha ribadito che "Togliere Draghi dalla presidenza del Consiglio sarebbe pericoloso". Parlando ai suoi ha anche detto che  il nome di Pier Ferdinando Casini, uno dei papabili per il Colle,  non è una proposta del centrodestra. Sulla possibilità che la Lega voti scheda bianca alla prima votazione, ha aggiunto: "Decideremo lunedì mattina, vedrò i capigruppo". Salvini si muove a tutto campo, attento in porimo luogo a non spaccare l'alleanza di centrodestra già molto provata dalla vicenda della candidatura Berluscioni. Dalla Lega hanno fatto sapere di una telefonata "lunga e cordiale" tra Salvini e Silvio Berlusconi da domenica mattina ricoverato al San Raffaele "per accertamenti" programmati.