Sessanta giorni di fermo e una multa da diecimila euro. E' dura la sanzione inflitta dal Ministero dell'Interno alla Ong Mediterranea, per la decisione di fare sbarcare il 24 agosto a Trapani gruppi di migranti salvati in mare, disobbedendo all’ordine del Viminale che aveva imposto alla omonima nave di raggiungere il lontano porto di Genova, allo scopo di imporre altri punitivi giorni di navigazione. La decisione di attraccare a Trapani arrivò dopo reiterate richieste al Ministero di riassegnare un porto sicuro per i migranti già fortemente provati. La nave era alla sua prima missione, ma stando ad indiscrezioni, al Viminale si è valutata anche l'ipotesi della confisca. Da quando il decreto Piantedosi è entrato in vigore, quello comunicato oggi è uno dei fermi più lunghi imposti alle imbarcazioni della flotta civile.
La ong ha afffidato alle legali Lucia Gennari e Cristina Cecchini il compito di ricorrere contro il provvedimento giudicato oltremodo sproporzionato, anche alla luce di quanto stabilito dalla Corte costituzionale, che in una recente sentenza ha detto che sì, il fermo delle navi è legittimo, ma deve essere proporzionato. Ma al di là dei tecnicismi legali, Mediterranea rivendica di avere "agito secondo il diritto marittimo, nazionale ed internazionale, e secondo i principi di umanità e giustizia che dovrebbero caratterizzare ogni atto pubblico delle istituzioni, che al contrario usano invece i loro poteri per una continua ed odiosa propaganda elettorale permanente”.