Commosso, braccia al petto, Sigfrido Ranucci, da un balcone della sede Rai di via Teulada a Roma, ha salutato i tanti colleghi, amici, esponenti politici, semplici cittadini, che questo pomeriggio hanno dato vita ad un presidio di solidarietà dopo il grave episodio della scorsa notte, quando ignoti hanno fatto esplodere un ordigno rudimentale sotto l'auto del giornalista, a Pomezia, vicino Roma. Sventrato il veicolo, danneggiata anche l'auto dela figlia. L'ordigno non è stato azionato a distanza o con un timer, ma è stato lasciato, presumibilmente con la miccia accesa, tra due vasi esterni all'esterno della villetta dove Ranucci risiede. Gli inquirenti stanno cercando indizi attraverso la visione delle telecamere della zona. Un passante avrebbe visto un uomo incappucciato a poca distanza dall'abitazione del giornalista. E' probabile che l'attentatore o gli attentatori seguissero Ranucci e conoscessero i suoi spostamenti. Il conduttore, che è sotto scorta dal 2014 dopo le minacce di morte da parte della mafia, da tempo denuncia anche "il clima di isolamento e di delegittimazione" in atto nei suoi confronti", ricordando di aver subito diverse minacce negli ultimi tempi, "di cui - ha detto - ho sempre informato l'autorità giudiziaria e di cui i ragazzi della mia scorta hanno sempre fatto rapporto. Quello di stanotte è stato però un salto di qualità preoccupante"
"Siamo noi la tua scorta" gli hanno gridato i sostenitorie durante il presidio di oggi. Al conduttore di Report è arrivata la solidarietà delle istituzioni, della politica e della Rai. L'ad Rai Giampaolo Rossi a nome dell'intera azienda ha espresso "massima solidarietà per il grave e vile attentato intimidatorio. Il ruolo della Rai e di chi opera al suo interno - si legge in na nota - è quello di garantire dialogo, pluralismo e rispetto nel racconto quotidiano del nostro tempo. La Rai respinge con forza e determinazione ogni minaccia contro chi svolge il proprio lavoro nel Servizio Pubblico".