Il cancelliere tedesco Friedrich Merz è a Washington per un colloquio con Donald Trump. Un viaggio delicato, che investe i rapporti tra i due paesi, ma anche tra Usa ed Europa. Da quando è stato nominato Cencelliere, Merz sta lavorando a questo incontro, anche attraverso colloqui telefonici che hanno consentito ai due di conoscersi meglio. Ma ora arriverà la prova dl contatto diretto, molto temuto in Germania visti anche i precedenti di Trump nei colloqui diretti con altri leader. I motivi di non allineamento tra Merz e Trump sono d'altronde diversi e Merz in particolare vuole testare di persona cosa resta dell'alleanza con il Paese fino all'avvento della seconda amministrazione Trump, considerato l'alleato più forte e importante della Germania sulla scena internazionale.
Con se il cancelliere porta in "dono" l'accoglimento di una richiesta pressante di Trump agli europei, ovvero quella di incrementare le proprie spese militari. Gli investimenti nel campo della difesa decisi in Germania testimoniano la volontà del Paese più grande dell'Unione Europea di fare molto di più, per la sua sicurezza e più in generale per la difesa del continente.
La decisione tedesca di eliminare i limiti alla spesa per la difesa, toglie dal tavolo le critiche americane sul modesto impegno degli europei e nella fattispecie dei tedeschi in ambito Nato. Ma restano Scomunque le distanze sugli altri dossier caldi, l'Ucraina in particolare. Se Trump dimostrasse aperture nel sostenere l'Ucraina, ciò rappresenterebbe senza dubbio un successo per la delegazione di Berlino, ma Merz in tale direzione non si fa troppe illusioni viste le recenti prese di posizione di Trump. Si parlerà poi di dazi, del mercato delle automobili e qui pure il confronto si annuncia in salita.
A preoccupare gli osservatori in Germania e c'è da credere anche lo staff di Merz, è soprattutto l'imprevedibilità di Trump. E se davanti alle telecamere il presidente Usa dovesse parlare dell'AfD, ovvero dell'ultradestra tedesca, contestando come fatto dal segretario di stato Rubio la decisione dell’Ufficio federale tedesco per la protezione della Costituzione di cladssioficare l’AfD come “sicuramente estremista di destra”? e quello di rubio non è stato il solo atto di interferenza Usa nella politica interna tedesca: già alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, il vicepresidente J. D. Vance aveva accusato la Germania di limitare la libertà di espressione, mentre poco prima delle elezioni federali, anche Elon Musk, aveva parlato dell’AfD come “l’ultima scintilla di speranza”.