L'ultimo via libera prima del referendum: il Senato dice si alla riforma costituzionale della giustizia voluta dal governo. Le opposizioni: no ai pieni poteri

112 voti a favore, 59 contrari e 9 astenuti. L'aula del senato dopo un dibattito acceso ha dato il suo via libera alla riforma costituzionale della giustizia voluta dal governo Meloni. E' l'ultimo passaggio parlamentare primo del referendum confermativo che si annuncia per la prossima primavera. Questo ultimo atto si è consumato questa mattina con le dichiarazioni di voto sul ddl, posto alla votazione per la quarta e ultima lettura parlamentare così come prevede la Costituzione in presenza di proposte di modifica della stessa.

“Il prossimo step sarà il referendum. Mi auguro che venga mantenuto in termini pacati, razionali e non politicizzati, nell'interesse della politica e soprattutto della magistratura, alla quale mi sento ancora di appartenere”, ha commentato il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, dopo il via libera definitivo. Ad esultare è tutto il governo e tutta la maggioranza che lo sostiene. Esulta in particolare Forza Italia per la quale la separazione delle carriere dei magistrati  e il doppio Csm che la riforma sancisce "realizzano il sogno di Berlusconi”. 

Di tutt'altro avviso le opposizioni: i senatori del Pd, del M5s e di Avs hanno protestato in aula dopo il voto, mostrando cartelli con la scritta “No ai pieni poteri”. Critica anche la magistratura associata . Per l'ANM è una “Riforma che altera l'assetto dei poteri, non migliora il servizio della giustizia e mette in pericolo la piena realizzazione del principio di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge.

Il passo successivo sarà il referendum confermativo, per il quale tanto la maggioranza quanto l'opposizione hanno fatto sapere di essere intenzionate ad avviare le procedure. Affinchè venga indetto è necessario che sia richiesto da un quinto dei parlamentari di una Camera o da 500mila elettori o richiesto da parte di cinque Consigli regionali.