La puntata di ieri sera di Report, su RaiTre era molto attesa: era annunciato un servizio sugli uffici del Garante della Privacy che nei giorni scorsi aveva multato la trasmissione di Sigfrido Ranucci per la diffusione di una telefonata tra l'ex ministro Sangiuliano e la sua consorte nell'ambito di un'inchiesta sulla vicenda Sangiuliano-Boccia, che ha portato poi alle dimissioni del ministro. Ebbene, l'attesa si è tramutata in un boom di ascolti per la trasmissione che ha rivelato molteplici intrecci tra componenti dell'ufficio del Garante e Fratelli d'Italia. Fino all'ultimo, il componente dell'Authority più esposto, il consigliere Agostino Ghiglia, aveva tentato di bloccare la messa in onda della puntata accusando la trasmissione di violare la sua privacy, ma il tentativo è andato a vuoto. Ecco così che abbiamo potuto apprendere ulteriori dettagli e retroscena sull'incontro tra lo stesso Ghiglia e Arianna Meloni avvenuto nell'immediata vigilia della decisione del Garante di multare Report. Ghiglia, un passato da militante di organizzazioni della destra post-fascista, ex parlamentare, fedelissimo meloniano, da giovane anche condannato per un assalto ad un gruppo di giovani in una scuola torinese, sino al momento dell'incontro con la sorella della premier, sembrava incline a chiedere un semplice ammonimento per Report e non la multa da 150mila euro poi comminata. Lui come altri componenti dell'Authorty, che pure sembra fossero informati dell'incontro, sono stati condizionati?
Nel corso della trasmissione di ieri un milione e 700 mila telespettatori ( 9,7% di share) ha potuto apprendere di altri intrecci "inopportuni" tra un'istituzione che dovrebbe essere sopra le parti e un partito politico, Fratelli d'Italia, che oggi spingono le forze di opposizione a chiedere le dimissioni non solo di Ghiglia ma dell'intera Authority. "Quanto emerso dall'inchiesta di Report ha reso evidente che è venuta meno - se mai è davvero esistita - la credibilità e l'autonomia dell'attuale governance dell'Autorità per la Privacy", affermano in una nota i componenti del Pd nella commissione di Vigilanza Rai. "La gestione dell'Autorità – proseguono - appare segnata da scelte condizionate da appartenenze politiche e da decisioni assunte non nell'interesse generale, ma per rispondere a logiche di schieramento e per accontentare amici o compagni di partito. Si tratta di una situazione che mina profondamente la fiducia nelle istituzioni e nel loro ruolo di garanzia. Riteniamo necessario un gesto politico: un passo indietro, chiaro e netto, da parte di chi oggi riveste ruoli di responsabilità all'interno dell'Autorità”.
																																	
																			
        
        
      
  
  
  
