L’amministrazione Trump è pronta a trasferire già in questa settimana migliaia di immigrati irregolari negli Stati Uniti nella prigione di Guantanamo, enclave americana nell'isola di Cuba. Ma la Casa Bianca attraverso la portavoce, Karoline Leavitt, parla di "notizia falsa. Non sta accadendo nulla del genere". È stato per primo il Washington Post a denunciare l'intenzione dell'amministrazione Trump rivelando la presenza anche di italiani e di molti europei, 800 in tutto, tra le migliaia di stranieri presenti negli Stati Uniti in modo potenzialmente illegale, che l'amministrazione Trump potrebbe allontanare dal paese. Guantanamo non sarà la destinazione per gli espulsi europei. Le autorità statunitensi avrebbero dato assicurazioni in tal senso ai governi europei, inclusa l'Italia.
Non vi è possibilità che gli italiani siano trasferiti a Guantanamo, non c'è da allarmarsi - ha assicurato stamani il ministro degli Esteri Antonio Tajani - siamo pronti a rimpatriarli". Domani Tajani su questa come su altri dossier caldi, avrà un colloquio telefonico con il segretario di Stato Rubio. Le forze d'opposizione chiedono al governo, a Tajani in particolare, di riferire in Parlamento sul fermo di cittadini europei e italiani immigrati irregolarmente negli Stati Uniti. "Quel accade negli Usa è disgustoso, una forma di fascismo", ha affermato Angelo Bonelli di Avs. Di segno opposto la reazione di Salvini: "Italiani deportati a Guantanamo? Non ne so nulla, ma se così garantisce la sicurezza degli Stati Uniti fa il suo mestiere. Mi stupisce lo stupore. Allontanare i clandestini da qualunque Paese credo sia diritto di qualunque uomo di governo in qualunque parte del mondo".
Le proteste contro le politiche migratorie dell'amministrazione Trump esplose in un'area limitata di Los Angeles e poi a San Francisco, dilagano intanto anche in altre città statunitensi. I manifestanti sono scesi in piazza anche ad Atlanta, Seattle, Dallas, Louisville e New York, dove la polizia ha arrestato "diverse" persone. sempre accese lo scontro tra Trump e le autorità della California con in testa il Governatore Newsom che accusa il presidente di comportarsi da dittatore. Secondo Newsom, l'iniziativa di Washington fa parte della "guerra" calcolata del presidente americano, volta a sovvertire le fondamenta della società e concentrare il potere alla Casa Bianca. "La California potrebbe essere la prima, ma chiaramente non finirà qui. Toccherà ad altri Stati dopo", ha avvertito Newsom in tv, seduto davanti alle bandiere degli Stati Uniti e della California. "La democrazia è sotto attacco davanti ai nostri occhi. Questo momento che temevamo è arrivato".