Si comincia: in Egitto i negoziati sul piano Trump per Gaza. Al primo punto, il rilascio dei 48 ostaggi, vivi e morti, in cambio della liberazione di quasi 2000 prigionieri palestinesi

Donald Trump mantiene la sua pressione sia su Netanyahu sia su Hamas, prima che nella giornata di lunedì i negoziati in Egitto, a Sharm el-Sheikh, entrino nel vivo.  Tutto sta andando bene dice Trump che prevede non più di un paio di giorni di colloqui.  Sulla prima parte del piano, il rilascio degli ostaggi e la liberazione di prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane, la sensazione è che si possa procedere. Una fonte di Hamas ha riferito ad Al-Arabiya che il gruppo palestinese ha già iniziato a recuperare i corpi degli ostaggi deceduti, chiedendo "la cessazione dei bombardamenti per completare l'operazione". Si prepara anche la Croce Rossa internazionale. Trumnp continua a ripetere che il piano per Gaza "è un ottimo accordo per Israele e per tutto il mondo arabo, il mondo musulmano e il mondo intero". Per il presidente Hamas se non vuole  una "distruzione completa" deve cedere il controllo di Gaza, concedendo però tempo e spazio a ulteriori mediazioni. "Ci saranno sempre alcuni cambiamenti", ha detto parlando con i reporter prima di presiedere una cerimonia a Norfolk.

Quanto a Netanyahu, che prova a rassicurare quelle parti del governo più ostili al piano, affermando che l'esercito israeliano non lascerò comunque la Striscia, Trump ha assicurato che "Bibi è d'accordo" nell'interrompere i bombardamenti a Gaza e sostenere il piano di pace Usa. Anche se, stando al sito Axios avrebbe detto di avere "dovuto forzargli la mano. Lo avrebbe fatto venerdì scorso durante una burrscosa telefonata tra i due. A fare capire quali sono le richieste Usa a Netanyahu ci ha pensato anche il segretario di Stato Marco Rubio, che ha chiesto a Israele di fermare i bombardamenti perché "non si possono rilasciare gli ostaggi nel bel mezzo di un attacco". E ha avvisato che Trump "vuole vedere i risultati velocemente. Non è qualcosa che può trascinarsi. Non possiamo essere qui fra tre settimane ancora a discutere". Rubio ha poi  spiegato che la prima fase dei negoziati in Egitto si concentrerà  sulle forme e i modi del rilascio dei 48 ostaggi israeliani, dei quali una ventina ancora in vita, in cambio quasi duemila prigionieri palestinesi, la gran parte residenti di Gaza detenuti dopo il 7 ottobre. La seconda fase, ha ammesso Rubio, sarà più difficile, poichè si tratterà di affrontare la questione del disarmo di Hamas e la governance della Striscia.  Ma anche la questione del ritiro dell'esercito israeliano sul quale Netanyahu non a preso impegni.

In realtà anche sui temi oggetto della prima fase dei negoziati, rimane distanza tra le parti. Hamas per il rilascio dei prigionieri palestinesi, invoca il principio di anzianità, ovvero età anagrafica del prigioniero e tempo di permanenza in carcere, che vorrebbe dire consentire l'uscita dal carcere anche di esponenti palestinesi molto popolari, a cominciare da Marwan Barghouti, esponente di Fatah ritenuto il solo capace di unire le diverse fazioni palestinesi. Sono proprio le figure più temute da Israele che pertanto si oppone alla loro scarcerazione