"Un attacco a un patrimonio a noi caro perché è la nostra Storia". Così Emmanuel Macron ha commentato il clamoroso colpo al Louvre. "Ritroveremo le opere e gli autori saranno portati davanti alla giustizia" , ha aggiunto il presidente francese per rispondere allo shock che sta vivendo il paese dopo che domenica mattina, nel più grande museo del mondo, una banda di "soliti ignoti" si è introdotta all'apertura utilizzando una camionetta fornita di montacarichiper arrivare nella Galleria di Apollo, la più ricca di gioielli, riuscendo a trafugare 8 gioielli di inestimabile valore della collezione Napoleone. Un furto che ha visto protagonisti quattro ladri eveidentemente molto preparati, che dopo un'operazione durata 7 minuti in tutto si sono poi dileguati. Durante la fuga hanno però perso per strada uno dei gioielli, la preziosa corona dell'imperatrice Eugenia, moglie di Napoleone III, rimasta danneggiata.
Sul fronte delle indagini, il procuratore di Parigi Laure Beccuau ha parlato di una testimonianza che ha consentito di recuperare un giubbotto giallo che indossava uno dei malviventi e che è "ora nelle mani degli investigatori". Il procuratore ha riferito che sono stati mobilitati una sessantina di investigatori e ha assicurato una riapertura del museo già “nei prossimi giorni”, in quanto prossimi ad essere completati i rilievi tecnici. La signora Beccau ha parlato anche dell'ipotesi di un'ingerenza straniera , che ha detto in questa fase non è la privilegiata. Potrebbe trattarsi di criminalità organizzata che, ha detto "può avere due obiettivi: agire per conto di un mandante o ottenere pietre preziose per riciclarle”.
E mentre si cercano i responsabili del clamoroso furto, in Francia si accendono forti polemivche sulla sicurezza del museo. In un rapporto non ancora pubblicato, la Corte dei conti francese segnala il ritardo accumulato dall'Ente pubblico del Louvre nell'adeguamento delle attrezzature di sicurezza del museo. Si tratta di un rapporto particolarmente severo: per quanto riguarda un elemento di sicurezza essenziale come le telecamere di sorveglianza, la Corte sottolinea un ritardo “persistente” nell'installazione di dispositivi di sicurezza per la protezione delle opere.