"Anche CasaPound rientra” tra gli sgomberi in programma. Così il ministro dell'Interno Piantedosi a margine del Meeting di Rimini, rispondendo a domande dei giornalisti sul recente sgombero a Milano del centro sociale Leoncavallo e delle critiche rivolte al governo e al suo ministero accusato di adottare due pesi e due misure per non avere sgomberato a Roma l'edificio pubblico occupato da molti anni dall'organizzazione neofascista. “Io, da prefetto di Roma, sono stato quello che l'ha inserito nell'elenco dei centri che sono da sgomberare e prima o poi arriverà anche il suo turno", ha detto il ministro che invitato a commentare le parole del suo collega di governo Giuli per il quale l'immobile del centro di Roma occupato da Casapound potrebbe non essere sgomberato, ha poi aggiunto: “Credo abbia detto che se si legalizza in qualche modo potrebbe non essere sgomberato. È successo già ad altri centri, il comune di Roma ha comprato addirittura delle strutture per legalizzarli, è successo anche in altre città". Insomma, al di là del roboante annuncio , la successiva precisazione appare come un via libera a soluzioni diverse dallo sgombero.
Dall'opposizione immediata la reazione della deputata del Pd Laura Boldrini, che dichiara: “L’unico sgombero di cui il governo e il ministro Piantedosi devono occuparsi è quello dello stabile di Roma occupato illegalmente dai neofascisti di CasaPound. Non certo il Leoncavallo per il quale, tra l'altro, si stava già definendo un’altra soluzione. In una repubblica nata dalla Resistenza e con una Costituzione antifascista, non ci può essere spazio per organizzazioni che si richiamano ai disvalori del regime fascista. Non solo va sgomberato lo stabile di via Napoleone III, va sciolta CasaPound e, con essa, qualsiasi realtà che sia animata da idee anticostituzionali".