La lunga giornata del Medio Oriente ed un solo grande protagonista: Donald Trump. Dal vertice in Egitto il presidente Usa parla di "un giorno nuovo e meraviglioso. E ora inizia la ricostruzione"

La lunga giornata del Medio Oriente, del rilascio degli ostaggi isareliani, della liberazione di quasi duemila prigionieri palestinesi, dell'arrivo di Trump in Israele, del suo discorso alla Knesset e del suo trionfo personale, si è conclusa. Era iniziata all'alba nella Striscia di Gaza con il rilascio in due fasi dei 20 ostaggi del 7 ottobre ancora in vita ed è finita in Egitto a Sharm-el-Sheikk con la firma del piano Trump alla presenza dello stesso presidente americano, del padrone di casa, il presidente egiziano al-Sisi e di numerosi leader arabi, di paesi a maggioranza musulmana ed europei. Qui Trump ha continuato a raccogliere lodi e applausi e non ha mancato anche in queste occasione, con le parole e gli atteggiamenti come sia lui e soltanto lui a dare le carte. Ne suo discorso in Egitto ha poi dichiarato sicuro: "Per tanti decenni si è detto che la terza guerra mondiale sarebbe scoppiata in Medio oriente, non accadrà. La terza guerra mondiale non scoppierà in Medio Oriente e auspicabilmente non ci sarà". Ed ancora: "È così bello vedere sorgere un giorno nuovo e meraviglioso. E ora inizia la ricostruzione".  Il presidente americano ha quindi espresso la sua "enorme gratitudine alle nazioni arabe e musulmane" che, a suo dire, "hanno contribuito a rendere possibile questa incredibile svolta".

Prima di lui e prima della foto di gruppo, aveva preso la parola il presidente egiziano al-Sisi per il quale "La pace non è solo creata dai governi, ma anche costruita dai popoli quando si rendono conto che i rivali di ieri potrebbero essere i partner di domani". Il presidente egiziano, dopo avere affermato il "diritto all'autodeterminazione e alla libertà" del popolo palestinese si è poi rivolto al popolo israeliano: "Trasformiamo questo momento storico in un nuovo inizio di giusta e pacifica coesistenza". Al vertice in Egitto non si è recato Netanyahu anche se fino all'ultimo la sua presenza non era stata esclusa. Il premier isareliano in mattinata è intervenuto alla knesset, prima del discorso di Trump per ringraziare quello che ha definito "il più grande amico che Isarele abbia mai avuto alla Casa Bianca.

Intanto grande festa in tutta Israele per il ritorno degli ostaggi, anche se si continua a reclamare il ritorno, come previsto dagli accordi, anche dei cadaveri di tutti coloro che non ce l'hanno fatta. Una parte quelli restituiti oggi, ma si tratta di un ritardo già previsto dai negoziatori anche per la difficoltà di individuare i luoghi dove si trovano. Festa anche a Gaza e in Cisgordania per accogliere i prigionieri palestinesi liberati da Israele. Quasi duemila quelli tornata in libertà e tra loro più di 200 condannati all'ergastoli. Molti di questi ultimi, costretti all'esilio, non hanno però potuto riabbracciare le loro famiglie.