Tra meno di un mese, il 14 dicembre, in Cile nel ballottaggio per le presidenziali sarà un testa a testa tra la candidata della sinistra, Jeannette Jara e l'ultra-conservatore José Antonio Kast. L'ex ministro del lavoro, la comunista Jara, 51 si presenta in testa, ma le sue possibilità di vittoria sono limitate. Nel secondo turno, il 59enne Kast, alla sua terza candidatura alla Moneda, con posizioni vicine a Donald Trump, potrà contare sul sostegno degli altri candidati di destra estrema che al primo turno non sono riusciti ad arrivare al ballottaggio. L'estrema destra ha focalizzato la sua campagna su immigrazione e lotta al crimine, promettendo in entrambi i casi "mano dura", con tanto di deportazioni di massa e uno scudo di confine per bloccare gli ingressi illegali, soprattutto dal Venezuela. Sulla sicurezza ha puntato anche la sorpresa del primo turrno di votazioni, ovvero l'economista Franco Parisi del Partito del Popolo, etichettato come populista, giunto al terzo posto davanti all'ultra-nazionalista Johannes Kaiser. La questione sicurezza ha messo in secondo piano i piani sociali su cui ha puntato la sinistra del presidente in carica Boric, che ha fallito il tentativo di modificare la Costituzione ereditata dalla dittatura di Pinochet e che ora rischia di trovarsi al potere in Cile proprio gli eredi del generale.
