Israele reclama il rilascio dei resti degli ostaggi morti, ma l'accordo non sembra a rischio. A Gaza City 5 palestinesi uccisi. Secondo l'Idf si erano avvicinati alle truppe, oltrepassando la linea del cessate il fuoco

In Israele dopo il ritorno ieri dei 20 ostaggi ancora in vita, si reclama ora la restituzione dei cadaveri degli ostaggi morti a Gaza. Ieri ne sono stati restituiti 4, ma ne restano ancora 24 . Secondo l'emittente israeliana Kan, le autorità isareliane ritengono che Hamas sia in possesso di tutti i cadaveri degli ostaggi che deve restituire in base all'accordo solennemente siglato ieri in Egitto. Per i mediatori, al contrario, Hamas ha difficoltà a recuperare i resti di tutti gli ostaggi, alcuni dei quali rimasti vittime dei bombardamenti israeliani e i cui corpi sono sotto le macerie. Un diplomatico arabo di un paese che ha mediato l'accordo, ha dichiarato al quotidiano progressista israeliano Haaretz, che i mediatori stanno lavorando sulla questione e che comunque non credono che l'accordo di Trump per Gaza sia messo a rischio.

A Gaza non cadono più le bombe, ma la situazione resta comunque delicata: dopo il cessate il fuoco ci sono stati scontri tra Hamas, bande criminali e "collaboratori" di Israele, con Hamas che come riconosciuto dallo stesso Trump, assolve in questa fase a "compiti di polizia". E' poi di stamani la notizia di 5 palestinesi uccisi a Gaza City dalle truppe israeliane. Secondo l'Idf avevano oltrepassato la linea del cessate il fuoco, la cosidetta linea gialla e si erano avvicinati alle truppe nel quartiere orientale di Shejaiya a Gaza City.

Continuano intanto i commenti a quanto avvenuto ieri, quello che Trump ha definito "un giorno storico, l'alba di un nuovo Medio Oriente", e sono per lo più commenti tesi a lodare il Presidente Usa che con il supporto di alcuni paesi arabi e musulmani è riuscito ad imporre ad Israele ed Hamas il rispetto della prima parte del suo piano. Tra i  commenti di oggi, quello del predescessore di Trump, l'ex presidente Joe Biden che pure durante le ultime fasi della sua presidenza, come da lui stesso ricordato, aveva "lavorato senza sosta per riportare a casa gli ostaggi, portare soccorso ai civili palestinesi e porre fine alla guerra". Biden si è congratulato con "Trump e la sua squadra per il loro lavoro volto a far giungere al traguardo un rinnovato accordo di cessate il fuoco". Un modo per ricordare che un cessate il fuoco che aveva portato con se la liberazione di un nutrito numero di ostaggi c'era già stato nei mesi scorsi, grazie soprattutto al lavoro della sua amministrazione, ma che poi quella tregua fu violata da Netanyahu, senza che Trump intervenisse per impedirlo. 

E se ieri l'attenzione era posta in particolare sugli ostaggi del 7 ottobre tornati in libertà dopo due anni di prigionia e indicibili sofferenze nei tunnel di Gaza e la festa in Israele per il loro ritorno, oggi attraverso i media arabi si accendono i fari anche sulle condizioni dei quasi duemila prigionieri palestinesi rilasciati a seguito degli accordi. Al Jazeera riporta le testimonianze di alcuni fra i detenuti palestinesi rilasciati ieri e ritornati a Khan Yunis, nella striscia di Gaza. Sono racconti di maltrattamenti e abusi subiti in carcere, per molti di loro in assenza peraltro di formali accuse. Il carcere di Oferin particolare, viene descritto come un "mattatoio". 

Testimonianze per ora raccolte da dentro Gaza da reporter gazawi, visto che resta impossibile per i giornalisti delle testate internazionali entrare nella Striscia. Per questo oggi l'Unrwa, l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi,ha chiesto che sia consentito ai giornalisti internazionali di entrare liberamente a Gaza, affermando che possono contribuire a "sostenere e rendere omaggio all'eroico lavoro dei giornalisti palestinesi, come ha scritto su X, il capo dell'Unrwa, Philippe Lazzarini, che ha anche sottolineato che "è giunto il momento che l'istruzione e gli aiuti umanitari raggiungano Gaza.